
GIULIO ANDREOTTI OSPITE DI
STUDIO 254
Il senatore a vita ha risposto con la consueta ironia e
lucidità
alle domande poste dagli studenti dell’accademia di Cesare
Lanza.
“Nella vita di un uomo c’e sempre un'alba, un tramonto, una sera.
Ma
la certezza è che l’alba ritorna, sempre”

Roma - Lunedì 1 dicembre, il senatore a vita Giulio Andreotti è
stato ospite di Studio 254, l’accademia di giornalismo,
comunicazione e spettacolo fondata e diretta da Cesare Lanza.
Incontrando gli iscritti all’accademia, Andreotti ha risposto a
numerose domande e curiosità sulla sua vita e sulla sua azione
politica.
L’incontro si è aperto con la citazione di una delle frasi più
celebri del senatore: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si
prende”. Andreotti ha commentato che oggi non è più così semplice
applicare questa massima; la politica è cambiata e, di conseguenza,
anche il lavoro dei politici.
“Verso di loro – aggiunge – non dico si debba avere carità
cristiana, mi sembrerebbe eccessivo –, ma certo bisogna nutrire
comprensione. Certamente, a volte, alcuni rappresentanti sembrano
mancare di umiltà, appaiono lontani dalla vita delle persone, dalle
loro sofferenze, ma più spesso da politici si vive l’angoscia di non
poter agire così come si vorrebbe, perché gli strumenti che si hanno
a disposizione non sono sufficienti a risolvere problemi seri,
reali. Oggi, poi, non si vive più solo in una dimensione cittadina e
neppure nazionale, ma globale; c’è una totale interdipendenza tra
gli stati, le persone, che quello che accade in qualsiasi parte del
mondo, sia esso positivo o negativo, ha un pari riflesso dall’altra
parte del mondo. Dunque, spesso, ci si trova impreparati a
fronteggiare questo tipo di problemi perché gli strumenti non sono
adeguati”.
La stessa creazione dell’Europa – ricorda Andreotti – è stata sì una
grandissima intuizione della classe politica del tempo, perché ha
consentito di superare i particolarismi, ma allo stesso tempo è un
percorso difficilissimo, ancora tutto da compiere.
Interrogato sulla valenza e i cambiamenti degli strumenti di
informazione e di intrattenimento, il senatore Andreotti ha
sottolineato quanto la tv abbia contribuito ed influito, negli anni,
al miglioramento della lingua italiana e al trasferimento di alcuni
comportamenti ed abitudini: una responsabilità che è forte anche
oggi, soprattutto perché attraverso la televisione passano imput dei
quali le persone non sono sempre consapevoli.
La memoria è andata poi all’uomo che Andreotti considera uno dei più
grandi politici italiani, Alcide De Gasperi. “È stato lui – ricorda
– a coinvolgermi nell’avventura politica. Io e quelli della mia
generazione da lui abbiamo imparato il valore dell’umiltà e dello
stare vicino alla gente, non solo in occasione delle tornate
elettorali, ma sempre. E la gente questo lo coglieva”.
Diversi gli interventi sulla politica attuale. “Il bipolarismo – ha
sostenuto Andreotti – è certamente impianto positivo sotto diversi
aspetti. Il rischio reale è che avendo, per esempio, escluso i
partiti minori, i due maggiori tendano ad escludersi a vicenda.
Dunque è un sistema che necessita di taluni correttivi, perché il
pluralismo è ormai un dato acquisito”.
Una vita, quella dello statista, costellata da grandi incontri con
persone di prestigio internazionale, eppure, Andreotti ha
sottolineato il grande privilegio ed arricchimento che è venuto a
lui – e la cosa succede anche oggi – dal parlare con le persone
della strada. “La gente semplice dice sempre le cose così come le
pensa, ha intuizioni che consentono di capire quello che ha
realmente valore. Per un politico, e non solo, questo è importante
perché ti permette di non perdere il contatto con la realtà”.
Una tappa obbligatoria nel discorso è stata quella sulla scuola e
sul malcontento che agita, attualmente, il mondo della formazione.
Anche in questo caso la risposta del senatore è stata efficace: “Non
parlerei di un nuovo ’68, mi sembra piuttosto che si voglia fare a
meno di certe regole. E questo, in parte è umano – io per esempio a
scuola ero un lavativo. Ma di sicuro bisogna considerare che molto è
cambiato. Oggi sulla formazione dei ragazzi incidono molte più
componenti, non solo tv o cinema, ma Internet. Personalmente ritengo
fondamentali gli anni di formazione primaria, durante i quali viene
insegnato non solo l’abc, ma passano da maestro ad alunni vere e
proprie lezioni di vita che si ricorderanno per sempre”.
Andreotti non si è sottratto nemmeno alla domanda relativa alla sua
complessa storia giudiziaria. “Ero tranquillo, anche se mi trovavo
sotto tiro. Capivo che volevano farmi fuori. Sono stati anni duri,
ma forse nella vita serve anche questo, perché se non ci abitua a
qualche influenza, quando arriva un raffreddore può diventare una
catastrofe. C’e sempre un'alba, un tramonto, una sera. Ma la
certezza è che l’alba ritorna”.
Sulle difficoltà che oggi, sempre più spesso, i giovani incontrano
nell’accesso alle professioni e al potere, Andreotti ha così
risposto: “È indispensabile coltivare l’umiltà. Troppo spesso
cadiamo nella tentazione di considerarci i più bravi, senza
riconoscere agli altri alcuna capacità. Questo è un modo pessimo di
agire. Invece abbiamo sempre qualcosa da imparare”.
Interessante anche la discussione nata sulle ideologie. “La parola
ideologia – riprende Andreotti – è parola complessa. Ma sono sempre
più convinto che l’esistenza di alcuni punti di riferimento sia
necessaria. Una politica che si ispiri solo al fare risulta, alla
fine, povera. È fondamentale avere una radice che illumini e dia
forza all’agire politico”.
Nella risposta su un bilancio di vita, non è mancata l’ironia: “Non
ho grandi rimpianti. L’unico, come ho già detto prima, è che sono
stato un po’ lavativo a scuola. Ma tutto sommato, non mi è andata
male, direi”.
Parole argute sono state utilizzate anche per confessare sue piccole
abitudini: “Alla tv guardo spesso le partite. So che è ben diverso
dal guardarle allo stadio, ma è tanto più comodo. Il primo giornale
che leggo? Il Messaggero e poi l’Osservatore romano”.
Infine è stata chiesta ad Andreotti, in qualità di tifoso, una
previsione sul calcio: “Quando la Roma vincerà il prossimo
scudetto?”. “Ritroviamoci tra vent’anni e le saprò dire”.
01-12-08

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