
SCONTRO GAD LERNER-BERLUSCONI/Dentro lo studio di «La7»
LANZA: IO NEUTRALE PERÒ I TONI DI QUELLA CHIAMATA SONO INDIFENDIBILI

MILANO (e.mu.)— Le «papi girls» Cesare Lanza le aveva già volute
l’anno scorso a teatro, procaci ingaggi nel suo spettacolo Vox
Populi, la Berlusconeide. Due sere fa però, all’Infedele, è
stato il Cavaliere in persona a prendersi la scena con una
telefonata per difendere le ragazze e denunciare il «postribolo
televisivo». Lanza— giornalista, scrittore, autore per il piccolo
schermo e la ribalta —era seduto negli studi di La7, «ospite
neutrale» di Gad Lerner «a dispetto del tentativo del conduttore di
collocarmi tra i berlusconiani».
Di sicuro, l’intervento del presidente del Consiglio non gli è
piaciuto: «Quella chiamata, rapida e intimidatoria, era ovviamente
determinata a non avere contraddittorio. Francamente indifendibile.
È stato bravo Gad a reagire e sono sicuro che questa sortita non
gioverà al premier, nemmeno presso i suoi tifosi: esiste una dignità
di linguaggio».
È un secolo, sostiene Lanza, che da giornalista gli tocca resistere
al confine in una zona politica: «Ho speso la mia vita a fregarmene
di tutti i potenti, ma purtroppo sono considerato vicino al
centrodestra». Una premessa, dice adesso, necessaria per spiegare
ciò che indica come il vero problema del Paese nella sua analisi
della stagione Ruby: «Credo che ci sia una destra intelligente e
positiva e che Berlusconi, oltre ai suoi difetti, abbia avuto anche
tanti pregi.
Però vorrei un premier che non insulti, che rispetti la magistratura
e le istituzioni. D’altra parte bisogna distinguere tra il peccato,
che ci riporta al Medioevo, e il reato. Non mi piace che faccia
festini con trenta ragazze. E non credo che ci sia da discutere sul
contenuto delle intercettazioni, per quanto siano sempre da
interpretare, perché è assodato che sia quello il suo modo di
rilassarsi.
Tuttavia, so ancora distinguere tra comportamento privato e
responsabilità penale. La magistratura ha il dovere di trattarlo
come tutti gli altri se c’è un reato e lui ha il dovere di governare
se vince le elezioni».
Secondo Lanza abbiamo già imboccato «un vicolo cieco» che almeno è
riuscito a portare a galla «il disagio di quei milioni di italiani
che non stanno né con il Cavaliere né con le Procure, e che spero
prenda forma politica».
Ecco perché, «papi girls» a parte, è tempo di rivendicare una terza
via: «Esiste la possibilità di criticare Berlusconi senza essere
considerato un suo avversario né un sostenitore del partito dei pm?
E si possono difendere i diritti della magistratura senza essere
accusati di golpe?». L’Italia sognata, insomma, è una sola: «Quella
che mi fa godere delle letture di Feltri e Travaglio senza dover
subire una furia iconoclasta
CORRIERE DELLA SERA, 26-01-11
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