ACCADEMIA STUDIO 254
LA PSICHIATRIA NELLA STORIA
di
Domenico
Mazzullo
Accanto alla passione per
la Psichiatria,
per il Teatro, Per il Cinema e
la Letteratura,
nutro una passione sconsiderata per
la Storia,
nata però e per fortuna, non sui banchi di scuola, quando essa era
una delle tante materie di studio, neppure particolarmente amata per
la sua caratteristica di dover essere mandata a memoria come anonima
e fredda cronaca ed elencazione di fatti, guerre e date
susseguentesi con inquietante incalzare cronologico, senza che in
essi fosse riscontrabile alcuna partecipazione emotiva.
La passione è sorta successivamente, quando
già psichiatra, mi è capitata casualmente tra le mani una biografia,
la biografia di un personaggio storico neppure tanto importante o
amato dai contemporanei o i posteri, Maria Antonietta d’Austria
consorte sfortunata di Luigi XVI, re di Francia la quale, come tutti
sanno, perse, assieme a suo marito, la testa sulla ghigliottina
della Rivoluzione Francese.
“Maria Antonietta” di Stefan Zweig, il
meraviglioso scrittore viennese morto suicida, assieme alla giovane
moglie, in Brasile ove si era rifugiato in quanto ebreo, nel 1942,
non resistendo al dolore per la persecuzione nazista nei confronti
del suo popolo, “Maria Antonietta” è stata il mio mentore nel mondo
della Storia, con Lei è avvenuta la mia iniziazione in questo
meraviglioso scenario, in questo fantastico caleidoscopio pieno,
ricchissimo, non di fatti e date, come avevo sempre creduto, ma
piuttosto di uomini come noi, come tu che mi leggi e me, uomini
perfettamente uguali a noi, anche se appartenuti ad un passato più o
meno lontano, uomini con tutti i loro sentimenti, le loro passioni,
le loro incertezze e debolezze, ma anche nobiltà, non disgiunte, al
contrario strettamente legate, alle miserie, inalienabili dalla
esistenza umana, anzi proprio quelle, che la rendono così umana.
Dopo “Maria Antonietta”, in preda ad un delirio
conoscitivo-storico ho letto tutte le altre biografie scritte da
Stefan Zweig, questo meraviglioso scrittore, appartenente a quel
“Circolo viennese” di cui fecero parte anche Arthur Schnitzler,
Joseph Roth e Franz Werfel, dai quali ho imparato, sull’animo umano
molto di più di quanto abbia appreso dai testi classici di
psichiatria: “Fouchè”, “Maria Stuarda”, “Erasmo da Rotterdam”,
“Magellano” e poi anche “Tre Maestri”(Balzac,Dickens, Dostoevskij) e
ancora “La lotta col demone”(Holderlin, Kleist, Nietzsche) e ancora
“Casanova”, “Stendhal”, “Tolstoj”, “Mesmer”, “Freud”, “Calvino”.
Finalmente
la Storia
scritta, non dai fatti e dagli eventi, dalle guerre e dalle
immancabili paci, ma dagli Uomini stessi che ne furono i
protagonisti e che quegli eventi determinarono e provocarono, spinti
spesso e mossi, non da una fredda e asettica logica e calcolo
politico, come potrebbe apparire a posteriori, ma spesso da stati
d’animo, emozioni, passioni, amori e odi irrazionali,
incomprensibili simpatie o indomabili antipatie, incoercibili
superstizioni, malattie del corpo e dell’animo, insomma quegli
stessi fattori, quegli stessi agenti che condizionano e determinano,
anche oggi le nostre scelte attuali, al di sopra spesso ed al di là
di ogni logica razionale.
Intendo dire con questo, che spesso nella
lettura e nella interpretazione, a posteriori, dei fatti storici,
non si tiene conto e si trascura l’importanza di quel “fattore
umano” invece sempre così presente e condizionante, determinante
addirittura, nelle scelte e decisioni, nella causalità degli eventi,
oggi, come ieri, spesso al di sopra e contro ogni logico,
prevedibile e riproducibile ragionamento.
Ecco allora spiegata, svelata l’importanza
fondamentale e la necessità insostituibile di conoscere, di
comprendere, di interpretare gli sviluppi di personalità e le
strutture caratteriali di personaggi del passato e di protagonisti
del presente che hanno fatto
la Storia
di ieri e fanno la politica di oggi, quella che sarà
la Storia
di domani.
In quest’ottica lo psichiatra si lega e si
associa allo storico dilettante, cercando nel carattere e nella
personalità degli uomini che hanno fatto e fanno
la Storia,
una chiave di lettura psicologica e non solo politica, dei loro
comportamenti, decisioni, determinazioni, iniziative che hanno
segnato o mutato il corso degli eventi.
In quest’ottica chi come me è un ammiratore di
Giovanbattista Vico e dei suoi “corsi e ricorsi storici” non potrà
non trovare in questo “fattore umano” comune e sempre eguale a se
stesso pur nella diversità delle epoche storiche, una elegante
dimostrazione della tesi di Vico secondo cui “la
Storia si ripete”. Se infatti il “fattore umano”
ossia l’essenza stessa della umanità, protagonista e artefice della
Storia è rimasta immutata e fedele a se stessa, perché le umane
vicende non dovrebbero ripetersi, riproponendo, con straordinaria e
inquietante similitudine le stesse circostanze? Il periodo attuale
per esempio, non somiglia forse drammaticamente a quello
immediatamente precedente allo scoppio della I guerra mondiale?
Il filosofo greco Teofrasto autore de “I
caratteri” antesignano e precursore della caratterologia e della
fisiognomica, così si espresse con grande e acuta lucidità: “nel
carattere di un uomo è scritto il suo destino” nel senso che noi non
sappiamo in quali eventi, favorevoli, o sfavorevoli egli si
imbatterà, ma conoscendo il suo carattere noi sappiamo, o possiamo
prevedere come a questi egli reagirà.
La Storia
allora, quella passata e quella presente, ci offre una meravigliosa,
stupenda vastissima galleria di personaggi e di loro caratteri. Non
ci resta allora che investigarli per leggere sotto una nuova luce,
con una nuova chiave interpretativa, i loro comportamenti, che
altrimenti a volte potrebbero apparire assurdi, incomprensibili,
addirittura folli.
Mussolini ad esempio, dopo la seduta del Gran
Consiglio del Fascismo, del 25 Luglio, vistosi tradito dai suoi
fedeli più vicini, potrebbe essere caduto in una violenta
depressione, plausibile nella sua personalità, depressione che lo
avrebbe portato, da quel momento in poi, ad un atteggiamento
rassegnato e di accettazione passiva delle scelte degli altri e
degli eventi, incapace di prendere decisioni autonomamente e quasi
passivo nell’andare incontro alla sua fine.
Il Presidente Roosevelt a Yalta era
letteralmente succube di Stalin, tanto da far pensare addirittura ad
un innamoramento omosessuale.
Churchill soffriva di ripetuti e frequenti
episodi di gravissima depressione e la condotta della guerra ne
venne condizionata. Solo così si spiegano certe esitazioni, certi
drammatici ritardi nel prendere decisioni importanti, in particolari
momenti della sua vita.
Ponzio Pilato soffriva di emicrania e se in quel
fatidico giorno in cui “si lavò le mani”, doveva essere affetto da
una delle sue crisi, non mi stupisce, da emicranico quale sono, che
nulla gli importasse della sorte di uno sconosciuto chiamato Gesù,
solo desideroso di sottrarsi al tormento di una folla urlante.
Come non pensare che
la Storia
di Roma sarebbe stata diversa, se prima Cesare e poi Antonio non
fossero stati irretiti dal fascino di Cleopatra? Cleopatra che cercò
di forzare il cuore anche di Ottaviano Augusto, ma senza risultato,
forse perché, come si dice, egli fosse di gusti omosessuali.
Tutto ciò vale per il passato, ma lo stesso
discorso si può fare, naturalmente anche per il presente.
25-09-08
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