TUTTO SU MIA MADRE
(Pedro Almodovar)
di Michela Carpentiere*
Manuela è straziata dalla morte del figlio adolescente, travolto
dalla macchina su cui viaggia la sua attrice preferita, impegnata
nella pièce Un tram chiamato desiderio. Manuela quindi decide di
cercare il padre del ragazzo che vive a Barcellona e che ora è un
transessuale che si fa chiamare Lola.
La donna incontra Agrado, anche lui transessuale e una suora
incinta, anche lei di Lola, che l'accompagneranno nel suo viaggio.
Alla fine di questo percorso Manuela imparerà qualcosa di più su se
stessa e sull'essere donna, sulla complicità femminile e sulla
condivisione.
Tutto su mia madre è
una commedia i cui toni si alternano fra il drammatico e l'ironico,
intessuta in un plot di sequenze dialogiche capaci di far riflettere
per la profondità o di rendersi quasi volgari con un registro
colloquiale da strada.
Almodovar analizza la donna in tutte le sue sfaccettature con
sentimentalismo ricercato e coadiuvato da malinconiche note in
sottofondo che accompagnano lo spettatore, dopo tanta sofferenza, al
lieto fine.
Di questo film mi hanno colpito alcuni aspetti: innanzitutto è uno
straordinario affresco umano, zeppo di inventiva, di fantasia,
d'amore, di genialità e di passione.
Un altro aspetto che ho apprezzato è l'omaggio
struggente del regista all'autenticità dell'universo femminile, il
quale fa una stupenda analisi delle problematiche della donna, per
chi lo è per chi aspira a diventarlo e per chi non ne capisce
l’importanza di esserlo.
*Iscritta al corso di autori tv\giornalismo, anno accademico
2009-2010