Il Diario di Anna Frank
di Jai Carol Gigli*
Anna Frank inizia a scrivere il suo diario nel Giugno del 1942. Anna
è una ragazza ebrea di tredici anni, figlia di un ricco banchiere
tedesco.
Dopo le leggi razziali, emanate da Hitler nel 1933, la famiglia
Frank emigra in Olanda, ad Amsterdam.
Nell’estate del 1942, insieme ad alcuni amici, si chiudono in un
alloggio segreto, fino a che la polizia nazista vi fa irruzione e
arresta tutti i rifugiati. Nell’ottobre del 1944, Anna e la sorella
vengono condotte a Bergen Belsen, dove muoiono di tifo.
Il diario di Anna viene ritrovato tre settimane dopo, quando le
truppe inglesi liberano Bergen Belsen. Nel diario, Anna afferma di
conoscere il linguaggio dei perseguitati: sa che lei e i suoi
debbono portare la stella giudaica, che non possono frequentare
locali pubblici, che non possono prendere il tram. Inoltre, racconta
le sue gioie, i suoi dolori, le sue speranze. Racconta fatti spesso
banali: le discussioni sul cibo, sull’uso del bagno ecc…
Lei scrive ogni lettera per un’amica immaginaria, che non esiste:
Kitty.
Nel suo scrivere emerge una ragazza fiduciosa nell’avvenire, nella
bontà dell’uomo. Spesso parla di Peter, il ragazzo di cui si accorge
di essersi innamorata, del suo gattino Moffi e delle sue amiche Elli
e Miep.
Costretta a dividere la stanza con il dottor Dussel non ha più un
suo spazio, le rimane solo il suo diario. Questo romanzo mi ha
trasmesso che bisogna avere sempre speranza e fiducia nella vita,
infatti, è proprio attraverso queste, che Anna riuscirà a superare
l’incubo di continue angosce e paure, malgrado gli orrori della
guerra, continua a credere nell’intima bontà dell’uomo e ad un
futuro di ordine, pace e serenità.
*Iscritta al corso personaggi nuovi per la tv, anno accademico
2009-2010