SANREMO: NON SONO UN
PICCONATORE OCCULTO E INSISTO.
VORREI CELENTANO, ARBORE,
FIORELLO...
...e trasparenza assoluta sulla regolarità della gara e dei voti

di Cesare Lanza
Ieri il Corriere della Sera, in un articolo firmato da Renato
Franco, riferiva la convinzione di Mazzi & Presta (Mazzi è il
direttore artistico musicale, Presta un potente agente suo amico)
che io fossi "un picconatore occulto" del Festival di Sanremo: in
relazione soprattutto, ma non solo, ad alcune cronache apparse sul
Secolo XIX, illustre testata di Genova. E oggi il Corriere, a pagina
43, nella rubrica "Interventi e repliche", pubblica una mia breve
puntualizzazione.
Ecco, qui di seguito, quanto ho scritto e
penso, con altre considerazioni rispetto alla mia replica sul
Corriere.
Conosco e apprezzo la professionalità di Renato
Franco. Se ha scritto che "per Mazzi e Presta sarei un picconatore
occulto" del Festival di Sanremo, sono certo che la citazione
corrisponde al vero. Perciò desidero dire che di ciò che pensano
"occultamente" Mazzi e Presta non mi interessa nulla: l'insinuazione
mi sembra offensiva per il Secolo XIX, gran bel giornale, e per
l'ottimo inviato Paolo Crecchi. A me interessa che i lettori del
Corriere sappiano che sarò forse un picconatore, e me ne vanto, ma
non certamente occulto. Sono - ahimè? - abituato a pensare ciò che
dico e a dire e scrivere ciò che penso. Anche sul Festival. Fui
intervistato anche dal Corriere sull'argomento, ne ho scritto di
recente su Panorama, continuerò a scriverne fino a domenica sul mio
sito www.lamescolanza.com E ho messo in discussione il ruolo atipico
dei due organizzatori, definiti, (non da me) il Gatto e la Volpe.
Mi piacerebbe un
confronto aperto, non su insulti e insinuazioni, ma su ciò che
sostengo, a sostegno dei diritti dei milioni di telespettatori che
si appassionano al Festival, dei giovani cantanti esclusi senza
decenti motivazioni, dei cultori della musica italiana che
vorrebbero sul palco i veri big della canzone - sempre assenti.
Ecco, in breve, due osservazioni, con la speranza che siano un
contributo positivo per il futuro:
1. Non si
capisce perchè la direzione artistica debba essere affidata a un
personaggio esterno di scarsa fama e discutibile competenza. Per
motivi politici? Perbacco, anche sulle canzonette? Vero che si
tratta di un grande business, però... All'interno della Rai ci sono
fior di dirigenti competenti, che conoscono bene il Festival e la
musica, e sanno come organizzare un evento. E se si deve puntare
all'esterno, ci sono fior di personaggi che potrebbero progettare e
realizzare un grande spettacolo: Adriano Celentano, Renzo Arbore,
Fiorello in primis, l'irraggiungibile Mina, il ritorno di Fazio e
Bonolis, ma anche mi piacerebbe al timone un Michele Guardì che ha
scritto la storia della televisione popolare italiana, o di un
Alfredo Cerruti, super competente di musica (gli mando i miei auguri
e un abbraccio fraterno, ha affrontato un delicato momento di
salute), ...ma l'elenco sarebbe lungo, con cento nomi - almeno - a
cui chiunque attribuirebbe, senza discutere, competenza, fama e
popolarità.
2. E' dovere
della Rai e degli organizzatori (a cui tutto è stato incredibilmente
delegato, quest'anno!) proporre un regolamento ineccepibile,
trasparente, che dia garanzie sia a chi voglia partecipare sia ai
telespettatori. Su quest'argomento sono intervenuti vari giornalisti
, il primo Paolo Festuccia su La Stampa: tutti "occultamente"
imbeccati da me? Siamo seri... A Sanremo, e non solo, c'è un solo
straordinario personaggio "occulto", senza ruolo, senza incarico
ufficiale, ma padrone assoluto dell'organizzazione: l'abilissimo
manager Lucio Presta, il mio ex sodale, come lo ha definito Renato
Franco. Non ho niente contro di lui: anche se mi sono allontanato
per divergenze fondamentali sui suoi criteri di organizzazione e, in
seguito, ha fatto il possibile - è molto, giustamente, temuto - per
farmi il vuoto intorno. Ho molto sofferto per la rottura di
un'amicizia che consideravo sacra, ho metabolizzato, non credo che
Lucio Presta abbia veri amici...e vorrei non parlarne più. Ma mi
tirano per i (pochi) capelli! Mi impegno però: salvo casi
eccezionali, non voglio curarmi più di lui. Che faccia la sua strada
secondo il suo carattere, e ne farà tanta perchè, nel suo lavoro, è
un leader. (Privo purtroppo di umorismo: a Natale mi ha restituito
un regalino sdrammatizzante: un libro sulle radici - Osso, Mastrosso,
Carcagnosso... - sulla 'ndrangheta. E ha obbligato o indotto -
almeno spero sia così - i suoi soci e impiegati a restituirmi i
tradizionali biscotti valdostani che mandavo tradizionalmente a
Natale. Lo giustifico in parte! Anch'io sono molto permaloso. Ma i
regali, di scarso valore, non si restituiscono mai...).
Mi piacerebbe
semplicemente che una manifestazione come quella sanremese fosse
organizzata in maniera diversa, innanzitutto con rispetto verso chi
in questa settimana si sintonizza su Raiuno. E ieri, anche nella
nota sul Corriere, al Festival - che mi è caro, ho partecipato a tre
edizioni - auguravo, quindi e comunque, un bel successo, in
particolare ai miei colleghi autori, bravissimi: Federico Moccia,
Simona Ercolani, Francesco Valitutti, Ivano Balduini.
Questa mattina
ho appreso che il successo, nella prima serata, è stato forte,
nitido: oltre un punto in più rispetto all'edizione del 2010
(Antonella Clerici). Un successo inaspettato in questa misura. Ne
sono felice. E gli auguri che ho espresso ieri diventano
complimenti: non solo agli autori, ma in particolare a Luca e Paolo,
che si sono imposti con autentica personalità non solo in quella gag
(la canzone parodiata su Berlusconi e Fini) che resterà storica, ma
anche nella inusuale demolizione satirica dei compagni di viaggio,
Morandi e le bellissime Belèn ed Elisabetta.
Non mi è
piaciuta la mielosa introduzione affidata ad Antonella Clerici, con
la sua bellissima figlioletta (due anni!) Maelle. Stimo Antonella e
so quanto sia ingenua e impulsiva: ha sbagliato a farsi convincere e
strumentalizzare. Ma la sua popolarità resterà intatta. Bellissima
la scenografia del geniale Castelli (che ha riproposto la "scala",
un mio vecchio pallino...), avvincenti le coreografie di Miseria ed
Ezralov.
Dopodichè, testardo sono e testardo rimango: auspico un Festival
firmato, ripeto, da un Celentano o da un Arbore. O da Fiorello. Con
la loro presenza, accetterebbero di partecipare i veri big della
canzone italiana: Ligabue, Ramazzotti, Vasco Rossi, Laura Pausini,
Paolo Conte, Claudio Baglioni, gli eccellenti che snobbano - a
ragione - la manifestazione sanremese. Forse anche per quei due miei
chiodi fissi: l'assenza, tra gli organizzatori, di personaggi di
prestigio assoluto; e le garanzie di assoluta trasparenza per quanto
riguarda i voti e la gara.
cesare@lamescolanza.com
16-02-11
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